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Carissimi fedeli, in questo Venerdì Santo, l'itinerario del pellegrinaggio in Terra Santa prevede un sentiero impervio ed irto. Seguiamo le orme di Gesù che, diretto verso il Golgota, percorre il Calvario caricato di una croce e di una corona di spine. Ascoltiamo i suoi palpiti affannati, appesantiti ancor più dagli insulti e dalle percosse che gli vengono rivolte. Assistiamo inermi alla derisione della folla, agli scherni dei soldati. Vorremmo soccorrerlo, ma non abbiamo il coraggio di accostarci alla sua sofferenza. Partecipiamo con dolore alla sua crocifissione. I colpi di martello scandiscono il tempo per la nostra definitiva conversione.

Quei chiodi che attraversano la sua carne, trafiggono pure la nostra superbia. Il suo sangue bagna e purifica il nostro egoismo.Gesù alle tre del pomeriggio spira. Il cielo oscura lo strazio di quel dramma. Un profondo silenzio avvolge l'angoscia. In questo giorno la liturgia ci invita ad adorare la Croce. Non è un patibolo. Essa rappresenta piuttosto il metro che misura il calibro dell'amore di Dio per noi, la chiave che riapre a noi le porte dell'eternità beata. La Croce non annuncia la sconfitta della morte. Proclama piuttosto la profezia vittoriosa della vita eterna. Nel pieno dell'epidemia adorare la croce significa abbracciare la fiducia che il Signore sta preparando la nostra risurrezione. Raccogliamoci per qualche minuto davanti ad una croce che custodiamo in casa e troviamo in essa la forza per andare avanti, per superare l'apprensione, per vincere la paura. Attingiamo da quella croce, che ancora profuma di Passione, la forza per celebrare questo tempo. Nel clima orante di questi giorni preghiamo per quanti sperimentano nella propria vita il peso della Croce. In questo momento ricordiamoci, in particolare, degli infermi che nei letti degli ospedali e delle case associano le loro sofferenze a quelle di Cristo. Preghiamo per i medici, nella loro missione siano cirenei della speranza per quanti assistono. Preghiamo per i governanti affinché si lascino illuminare dalla sapienza che sgorga da quella Croce.

Don Natale Scarpitta

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